#1
Amoore
Ogni qual volta un gruppetto di donne venga lasciato libero di riunirsi, è matematicamente certo che si parlerà d’amore. Quello con la A maiuscola e due o
(ndc: ogni riferimento sottilmente fallico è puramente casuale)
Così è sempre stato e così rimarrà immutato nei secoli dei secoli
Io nel pieno possesso delle mie facoltà mentali, ho consapevolmente deciso che non proferirò parola sull’argomento, né tanto meno ne farò sfoggio nel comportamento di ricerca, fintantoché la conversazione più romantica nonché sincera
-e per questo francamente illusoria-
che riuscirò ad immaginare assomiglierà seppur anche vagamente alla seguente:
Lui:Io non ho mica capito se mi ami
Lei:a tratti sì, ti amo
Lui:beh, posso dire di essere un uomo fortunato
Lei: io lo sono un po’ meno
Lui:epperchemai?
Lei:lo so che quando non ci sono non ti manco
Lui: però ogni tanto ti penso
Lei:effettivamente è già qualcosa
Lui:io non sopporto quelli che pretendono tutto oppure non se ne fa niente. Puoi riuscire a fartelo bastare?
Lei:non lo so, ci dovrei provare.
Lui:brava
Lei grazie
Lui:prego.
Perché quello che non deve mai, in nessun modo, venire a mancare sono la cortesia ed il rispetto.
#2
Psiche
Ed un giorno vennero chiusi i manicomi. Come molte cose che prima ci sono e poi puff!, non ci sono più.
Un uomo ben vestito, immaginiamolo in completo nero su camicia bianca e cravatta viola, guardò in faccia altri uomini tutti con in dosso una camicia anch’essa bianca che legava loro le mani e gli parlò di libertà.
Atterrite, spaventate, disorientate molte facce guardarono contemporaneamente verso un punto,che poteva essere quell’uomo in abito scuro o che forse era posto nella sua direzione, ma qualche metro al di là del medesimo.
E quell’uomo gridò loro “SIETE LIBERI!”, aspettandosi una qualche reazione di giubilo o gioia manifesta.
Ma nulla accade.
Una massa di gente in bianco continuava a guardare quel punto che poteva essere l’uomo in cravatta viola o qualcosa al di là dello stesso, apparentemente molto più interessante della buona novella.
Fu allora che l’uomo si infuriò e con un espettorato da chi è abituato a mettere in riga soldati, urlò loro che se ne potevano andare, non erano più costretti a stare lì,”PARLATE LA MIA LINGUA?MI CAPITE O SIETE SCEMI?”
Ed io li sento i pensieri di quella strana folla ,che ieri erano matti ed oggi sono liberi.
Con i gomiti aperti ad ali, lui che sa volare , l’uomo e forse il punto,si fece largo tra la massa,scansò corpi immobili e visi pazzi.
Possiamo supporre l’espressione contrita ed indispettita dall’inatteso, il fastidio del contatto, la rabbia del tempo in esubero, mentre varca la soglia e sale le scale.
I passi rimbombano lenti nel lungo corridoio
-questa è semplice, c’è sempre un lungo corridoio-
, un tempo infinito trascorre tra un tonfo ed il successivo. L’aria è bassa, i piedi pesano.
Le grosse inferriate delle celle sono tutte spalancate.
I manicomi sono chiusi, i malati di mente liberi.
Lentamente il punto si sposta, percorrendo l’ala ovest.
Il respiro pesante, il volto paonazzo , lo stomaco in subbuglio.”Cosa cazzo è questo”.
Non dire che non sapevi ,non dire che non sapevi, fa una cosa anzi, non dire nulla. Taci e guarda, guarda bene.
Sui muri gialli, nelle piccole stanze barricate, campeggiano scritte di tutti i colori.
Nero, verde, blu, rosso, sangue.
Lentamente il punto legge, percorrendo l’ala ovest.
“E’ un tondo il cielo, è un cranio vuoto. Guardate il sole. La vita è un lampo”
“Il seme cade sul tetto e non sulla terra e questa è la vita della città moderna”
“”Maledetto tu sia, sole della malora che ci confondi”
“Non è giusto pensare alla morte quando anche il nero sa dire qualcosa”*
“Dove cazzo è finita l’aria!”
A questo nostro punto inizia a mancare il respiro, i muri sono bassi, il corridoio stretto, le mani tremano, le gambe cedono,i piedi sono colate di cemento, grossi frammenti di ghisa.
Vorrebbe urlare come quando per mestiere adunava le truppe, ma la lingua si è seccata in gola, non ha il diritto di parlare
Vorrebbe frantumare qualcosa contro il muro,distruggere ciò che è dato vedere, ma non ci sono mobili, non ha il diritto di gridare.
Incespica, inciampa, rotola a terra ansante, FACCIA A TERRA SOLDATO!.
Accasciato ascolta il proprio respiro, ausculta il proprio cuore, tende l’orecchio ai fremiti del proprio corpo.
Vuole andarsene e lo farà.
I manicomi sono chiusi , i malati di mente liberi.
Ed è così che vediamo andarsene l’uomo venuto a liberare altri uomini , ingabbiando un suo pensiero in quella cella, incidendo su quelle pareti il magma delle sue certezze.
“Lasciami manchevole, è la ricerca che mi sospinge”.
*
scritte trovate rispettivamente sui muri dell’ex Ospedale Psichiatrico Santa Margherita di Perugia;ex OP santa Maria della Pietà, Roma; ex OP sant’Osvaldo, Udine; ex OP Collegno, Torino