Sono oramai passate le quattro di mattina-
Stasera sono uscita.
Appena rientrata ed ancora devo capire se ne avevo voglia o meno.
E’ che se ti fermi a pensarlo, lo senti quanto fa male il dolore.
E' che nella mia essenza contorta, mi sta pure bene.
Com’è possibile distinguere ciò ch’è importante da quello che non lo è, se la mancanza del primo non si manifesta in una pesante assenza?
Voler bene è faticoso.
Tra gli infiniti modi che esistono per farlo, io questa volta scelgo questo.
Il movimento proprio della vita mi sta richiamando all’ordine, imperativa è la sua richiesta di parteciparvi. Ed io mi rimetterò in cammino.
Avrò cura ,però, che il mio affetto mantenga le coordinate che gli appartengono, così da prepararsi ad un eventuale ritorno. E forse ad una nuova partenza. Nell’assoluta libertà di scegliere, cambiare idea e modificare rotta. Così fino a quel momento , che potrebbe essere anche questo.
Il dì che non si può ignorare,semplicemente perché siamo qui ad attenderlo.
Finalmente svelerà le molteplici ragioni di questo quadro astratto .
Svelleremo la falaride e la perseveranza avrà un suo nome.
Ma fino ad allora , od ora,non possono esserci risposte adeguate al linguaggio della ragione, perché è un'eco delle viscere ad imporlo.
Giungere ad un punto che è impossibile da individuare, finché non lo si è oltrepassato.
Un tempo senza possessivi, non mio, non suo;semplicemente un momento feudo del divenire.
Ah quel giorno! Quel giorno…