venerdì 1 agosto 2008

Ordinaria follia_prima parte

Mia mamma ha iniziato a parlare con le cose. In verità da sempre bofonchia per casa, muovendosi, con quei suoi piedini piccoli e tozzi, appoggiati, passo dopo passo, con forza suprema all’altezza dei talloni, tremore nella notte quando stai facendo qualcosa che non dovresti, preavviso che lei sa e te la farà pagare.
Ora però la senti urlare, quasi al culmine di una discussione:“ Ma smettila di bollire, non sono ancora pronta!”
“Mà, con chi ce l’hai? Parli con me?”
“No Chiarina, parlo con l’acqua”
“Miglioriamo mà”
Alza le spalle ritmicamente, credo voglia mimare un attacco epilettico
“Mà?”
“Ho i ticket Chià”
Mio babbo entra nella stanza , scuote la testa, “Eh sta attenta, va là, che ti obliteriamo”.
“Miglioriamo bà”.
“Non mi guardare così, adesso non posso!”
“Sei al telefono mà?”
“No, sto parlando con l’aspirapolvere”
“Ah, scusa se ti ho interrotto allora…”
Nemmeno mezz’ora dopo sento arrivare la sua voce interrogativa da lontano, forse qualche stanza distante, ma non proferisco parola, immaginando un dialogo concitato con il comodino o forse con il letto, chissà cosa le avranno fatto, poveri oggetti indifesi.
“Oh Chià?!” si avvicina, “Perché non mi rispondi?”
“Ed io come facevo a sapere che parlavi con me?”
“E con chi vuoi che parli scusa?”
“..ultimamente dai da dire ad ogni cosa…”
“Adesso però parlavo con te.”
“Ecco”
Sto un attimo in silenzio, sospiro forte, non credo sia una cosa saggia proseguire questo dialogo, potrebbe solo andare peggio, precipitare in deliri , allontanarsi dal ragionamento universalmente accettato, diramarsi in labirinti di allucinazioni, solo per arrivare a darle il pieno consenso, l’assoluta ragione.
Lei aspetta.
“Sei impegnativa mamma”
“Ne parliamo dopo, l’asse da stiro mi chiama.”
“…”