La sorella di mia mamma ama il mattone, tutti i soldi che risparmia li investe in case. Concluso momentaneamente l’interesse nel piccolo borgo, ha deciso di espandersi verso il mar Nero ed acquistare una dacia.
Ogni sabato si sale in collina ed il progetto si amplifica ed affina.
Quella che ci attende è un’atmosfera surreale, contornata di franco sarcasmo, dove elementi pittoreschi producono un quadro che spero vivamente qualcuno si prenda prima o poi l’onere di rendere su tela.
La prima persona che si incontra è l’ottantanovenne zia di mia mamma, sonnecchiante sulla panchina davanti all’ingresso di casa-ovviamente uno degli investimenti di cui sopra-posizionata oggettivamente al centro del viale. Impossibile non notarla: indossa un cappellino giallo sponsorizzato MS, leggermente appoggiato sui lisci e curati capelli bianchi, enormi occhiali bifocali, inutili, s’ha da ammettere, visto che tra due occhi riesce ad ottenere un grado, ed oggi la novità: per la prima volta nella sua onorevole vita le hanno messo lo smalto alle unghie dei piedi, grigio perlato con i brillantini. La zia comunica solo in dialetto stretto,fatta eccezione per il rosario, meglio precisare, e come dice la badante storica, bestemmia e parla de prit, poi si informa sul pasto e parla de prit, spettegola sul vicino e parla de prit. Si interressa essenzialmente de prit, del prete. Nella casa affianco, sullo stesso pianerottolo, spunta Peter,ovviamente affittuario della medesima di cui all'inizio. Peter non è molto espansivo, ha messo un biglietto sulla sua porta nel quale intima di non bussare e non lasciare messaggi. Ultimamente le uniche parole che pronuncia sono nella sua lingua natia, in tedesco. Alina dice che è uscito fuori di testa e noi non possiamo che crederle.
Ieri è arrivata la sostituta badante. Prenderà il posto della fissa nel mese che trascorrerà in Russia per curarsi i denti, comprare le finestre per la casa dei figli-la quale cosa potrebbe essere buona, visto che a Mosca sono già 7 gradi- e supervisionare i possibili immobili per noi. La nuova ragazza è arrivata a Milano in pulman qualche giorno fa e per ora in italiano sa dire “no, no, no preoccupi”, che è già qualcosa, concediamoglielo. Immagino l’apprendimento di una nuova lingua come lo svezzamento giugulare dei neonati,del cui sviluppo la fase oppositiva è oramai storia appresa. Con un parallelismo dovuto, pare quindi che questa sia la direzione giusta.
Insieme dissotterriamo l’enorme cartina, ci deve stare tutto un mondo, non può essere certo tascabile e procediamo.
Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
Brutta storia sottovalutare l’essere umano, un vero peccato, anche se non saprei dire se per grandezza lo si possa chiamare capitale:Roma, Mosca, Berlino.