
Ste da ste
L’è una sera
ch’u n’mov una foja
l’eria la pend
al zinzel
al fora e’ buldez
ch’u m’mâgna agl ös
e j oc i fèsa la luz
sora la gvaza ch’l’arlus.
int e’ sonn dla matèna
d’un sol amalé.
ATTESA – È una sera senza fruscio di foglie. L’aria appesa. Le zanzare fendono un’afa che disfa le ossa. E gli occhi fissano la luce sopra una rugiada che brilla nel sonno di un mattino pallido di sole.
(giovanni nadiani)
La vecchia fiera contadina dipinge la strada di tanti rumori.
Io esco e girovago tra le bancarelle in un mio personalissimo percorso gastronomico,
che inizia con le fragole caramellate,passa per la mia adorata gouffre e termina con piada,salsiccia e birra, l’immancabile classico.
Devo tornare a casa con un pigiama in cotone ad un prezzo commisurato all’uso che un tale capo di abbigliamento è preposto a svolgere:null’altro che lasciarti dormire.
I passi inciampano nelle vie,l’andatura si lascia conformare al fiume di persone e al giubbotto di quella signora a cui ora è attaccato un pezzetto del mio caramello-diamine-,ad ogni angolo c’è qualcuno che strilla salutando qualcun altro,sarà magari una mia impressione , ma pare che il paese sia invaso da una mandria di mucche ,bovine ed umane .
Io ho declinato gli inviti per poter restarmene con le mani in tasca, muta e la bocca piena.
Mi accorgo che le rabbie gettatemi contro mi sono rimbalzate sul giubbotto prestatomi da Matrix, in uno stato un poco ebete che mi si è avvolto addosso,di quando sono riversa all’indietro ,prona dentro di me a dispetto di chi mi si muove attorno, cuki gelo antiscottature e carta forno refrigerante dei miei pensieri scomposti, che rincorrono parole non dette tra quelle pronunciate,delineano un volto con calma e seguono le orme sul terreno non ancora battuto.
Oggi non rimbombano domande asmatiche tra gli spicchi cerebrali,sibila solo un suono, un’illusione placida,un torpore morbido: e se semplicemente mi lasciassi condurre?