mercoledì 24 febbraio 2010

fumo ancora troppe sigarette




Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni
i tuoi occhi per loro,
ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi
di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi
sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai.
(verranno a chiederti del nostro amore,F.De Andrè)


E’ scesa la nebbia, in questa strana pianura. Per strada non circola nemmeno una vettura ed anche i parcheggi sono semi vuoti. Continuo a chiedermi dove sia finita la gente, eppure è stata fatta una grande campagna per gli ecoincentivi.
Rimbombano in testa piccoli gesti, suoni, richiami divenuti familiari,ginocchia che si cercano con l'apparenza del caso,strani particolari che mi trovano stupita nel non essermi nemmeno accorta di averli notati. Una increspatura delle labbra, qualche frase mozza, i sensi delle cose arrivate al mio cervello perennemente in differita ,qualche passo dopo. Passi fatti nella direzione opposta.
Di spalle girato, la mano alzata in un gesto di saluto,la testa trattenuta verso il pavimento e io che anche se non posso angolarmente vedere quegli occhi lo sento che ha frainteso l’ultima parola.
Rimango seduta al bancone del bar sulla sedia di paglia che porta il mio nome, sento gli altri ridere. Credo di aver appena fatto una battuta e quindi sorrido. di rimando alle facce altrui compiaciute di una cosa detta da me che neanche ricordo.
Il crinale del fosso rivela le rotondità della terra, la mia mente labile si rifiuta ancora di guardare ciò che non sarà, l’umidità nasconde i miei pensieri, qui non è cambiato nulla a parte me. Troppo in fretta,questa giornata mi è corsa sotto i piedi trotterellando e le mie immagini rimangono caparbiamente incollate all’oggetto che infine non gli ho dato.
Infine, infatti.
[adesso guardo te]
Ma ora ho ancora il tuo profumo addosso.
E l'assoluta delicatezza di una serata che volevamo da favola e che invece gli imprevisti hanno riportato a noi, nella sfavillante imperfezione di un taxi tenuto tra le nostre mani, delle mie paranoie,dei tuoi dubbi e della tua presenza
che pur non capendo, mi assecondavi.
Non dovevo forse ringraziarti di tutto questo?
Continuo a perdermi l'infine tra le pieghe della scatola cranica.
Per oggi rimaniamo qui,di più non posso proprio fare.