
Gesù alzando il capo disse: «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra contro di lei». Udite quelle parole, i presenti se ne andarono uno per uno. Gesù rimase solo con la donna e le chiese: «Dove sono coloro che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata?» «Nessuno» rispose la donna
(Giovanni 8, versi da 1- 8)
Vi sento ringhiare contro le mie poche parole e vorrei avere la prontezza di riflessi per rispondervi,ma rimango quasi muta, la voce bassa, non adduco scuse. Potrei sembrare contrita, ma vi assicuro che sono invece basita di fronte a cotanta cattiveria.
La vostra certezza di essere nel giusto mi allibisce.
L’implacabile giudizio che mi scagliate contro rimbalza sul mio piccolo seno convinto di essere l’incarnazione delle vostre paure.
Siete sicure che state parlando ancora di me?
Vi trascinate appeso al deretano un C’era Una Volta travolto da un mantello azzurro, che dimentica l’essere umano ed i casuali accadimenti, vi buttate nel fosso solo per la certezza di un Per Sempre che può essere di ogni proprio sè stesso, fino all’arrivo dei vermi.
Non è mio uso giudicare, il bene ed il male ,le vite altrui sospirano dell’imperfezione della materia e battono la grancassa davanti ad altri volti che riflettono un alito di leggerezza, un sibilo di emozione.
Io non pretendo di capirne le ragioni, lascio libera la sua mente di porsi domande e trovare le personali risposte. Perché mai vi arrogate il diritto di saperne i nessi causali, i fini ultimi, i pensieri reconditi, le trame di ragnatela , i subdoli intenti, gli impuri intenti.
Come osate prescriverne la fine, ascrive gli sbagli, sporcare i ricordi.
Non vi ho concesso di piantare le vostre tende sui miei pensieri che io debba chiedere il permesso per accedervi, non sono stata io a supplicare un vostro monologo sulla corretta maniera di vivere, di protocollare un intento che prevede un uso non autorizzato dei corpi per sanare le sanguinanti ferite.
Qualunque siano le ragioni ciò che è stato vissuto è alimento per chi ha chiuso gli occhi e ha visto.
Ora lasciate che sia io a darvi un consiglio: fate in modo che una cosa simile vi capiti, combattete con voi stessi ed i diversi voleri che convivono nello stesso essere, regalatevi la possibilità di una semplice affinità e fermatevi in quel luogo dove non esistono vie d'uscita, respirate forte e mandate a quel paese le certezze dei motivi che vi hanno condotto lì e di quel che sarà. In quell’istante rimanete immobili ed imponetevi di ricordare il subbuglio che vi si agita dentro.
Fate tutto questo e poi correte qui,tornate da me , non mi muovo ,vi aspetto, venite qui , non dite nulla ed abbracciatemi.